4 polaroid da Iaşi
Polaroid 1: la limonata alla menta
Sedute su una panca, al vento caldo di questi giorni di giugno, beviamo la limonata alla menta che abbiamo appena acquistato a questo bar, in Piața Unirii. È fresca sulla lingua, è dolce al punto giusto. Davanti a noi l’Hotel Unirea, un parallelepipedo in cemento armato, si eleva alto e snello in confronto agli altri edifici più bassi e tozzi che decorano questa piazza.
Non ci sono balconi, e non sono stati costruiti per un motivo ben preciso: la gente così non poteva manifestare dalle proprie abitazioni durante l’epoca comunista. I balconi sono un elemento vitale nelle esistenze di chi vive la Storia: ci si possono mettere dei vasi pieni di fiori, ci si può parlare dai terrazzi, ci si può salutare o per lo meno vedere. Dai balconi ci si può aiutare a tener duro. In Piața Unirii, di balconi non ce ne sono: ci siamo noi che beviamo la limonata alla menta. Siamo libere, leggere.
La nostra vita è normale, regolare, e nemmeno ce ne rendiamo conto in mezzo a tutto questo cemento armato.
Polaroid 2: i fazzoletti bagnati a Santa Paraschiva
Alle 16 di questo lunedì cominciano a formarsi delle lunghe file di fedeli davanti all’ingresso della Cattedrale Metropolitana di Santa Paraschiva. È una religiosa antica che io non ho mai sentito nominare prima di venire a Iaşi: eppure, è importantissima ed è venerata dalla chiesa ortodossa nei Balcani e in Bulgaria, oltre che qui. A volte ci si riferisce a lei col nome di Madre Pekta.
Come mi capita spesso quando viaggio in questo est del mondo europeo, mi stupisco di fronte al numero dei credenti che entrano in questo luogo del silenzio: ho la sensazione di percepire la forza della loro fede. Li osservo mentre fanno il segno della croce: testa, ventre, spalle, e poi toccano la terra. Una volta dentro, ci mettiamo in disparte, nessuno bada a noi che ce ne stiamo lì sedute per quasi un’ora: l’immobilità crea una miriade di altri viaggi all’interno del nostro viaggio.
I fedeli bagnano dei fazzoletti minuscoli in una fonte battesimale e poi si mettono in fila mentre aspettano d’essere ricevuti dal Pope. Respirando l’incenso che sempre bagna i muri delle chiese ortodosse, mi avvicino con cautela alla coda di preghiere e dopo pochissimi minuti mi ritrovo al cospetto del religioso. Mi dice qualcosa, io sorrido come un’imbecille, bofonchio un grazie a caso mentre mi segna la fronte. La mia amica ride.
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Polaroid 3: i muri e i pavimenti se ne fregano
Il Palazzo della Cultura (Palatul Culturii https://vimeo.com/163392669) se ne sta proprio al centro di Iaşi e sembra un po’ il castello della Disney. Viene costruito tra il 1906 e il 1925 dove un altro edificio di stile neoclassico era andato distrutto da un incendio.
Le quasi 300 sale che lo compongono hanno ospitato prima le truppe tedesche della Wehrmacht e poi quelle dell’Esercito Sovietico. I suoi pavimenti, decorati da immense scacchiere e bestiari gotici imbrigliati in rosoni bianchi e neri, sono stati calpestati da fazioni totalmente opposte.
I muri e i pavimenti però se ne fregano dell’idiozia degli uomini che fanno le guerre e organizzano le rivoluzioni.
Polaroid 4: la toppa della Chiesa dei Tre Gerarchi (Biserica Mănăstirii Sfinții Trei Ierarhi)
È usurata dal tempo. È ossidata, verdastra, sui lati. Quante chiusure ma soprattutto quante aperture. Migliaia di chiavi l’hanno attraversata: alcune saranno state corrette e avranno sollevato la molla di bloccaggio del chiavistello, spostandolo avanti e indietro. Altre no, ma capita nella vita che a volte le cose non funzionino.
Al di là di questa toppa, quante mani si saranno congiunte, nodose, giovani, lisce o stanche; quanti visitatori curiosi come noi oggi; quanti sorrisi, quanti silenzi, quante attese, ma soprattutto quanta speranza: cosa ci aspetta dietro una porta, al di là di una toppa intarsiata e complessa come questa? Non lo possiamo sapere. Dobbiamo solo avere un po’ di forza, spingerla, forzare piano la chiave.
Le possibilità sono lì che ci attendono.