Andiamo a Oslo con Camilla Bonetti
È un esperimento, questo, cari Skandorini italiani: ho deciso di invitare in questo salotto virtuale una giramondo come me.
Camilla Bonetti ed io ci siamo conosciute attraverso un’esperienza di scrittura per la casa editrice Polaris: lei ha parlato della Norvegia (ecco il link al suo libro: https://www.polariseditore.it/prodotto/dalla-alla-a/, che è un libro incredibile perchè offre un punto di vista così diverso dalle solite guide di viaggio), io (ormai lo sapete) dell’Irlanda (https://www.polariseditore.it/prodotto/racconti-dirlanda/).
Su questo divano virtuale, davanti ad una tazza di tè, lei ha cominciato a raccontarmi di una città che io non conosco affatto: OSLO. Sono sicura che questo racconto vi farà venire voglia di prenotare subito un volo verso nord. Su, partiamo!
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I Norvegiani
Tornare a Oslo è come rivedere un ex fidanzato con cui la relazione si è conclusa in modo pacifico e consensuale: sono felice di vedere che sta bene, continuo a trovarlo bello perché non sono mica masochista, ma non sento la tentazione di tornare sui miei passi.
La capitale norvegese è stata casa mia, l’ho conosciuta gradualmente, dall’inverno severo alla primavera dolce e piena di luce, trovando in ogni variazione un motivo per stupirmi.
Qui è nato il mio blog Norvegiani https://norvegiani.wordpress.com/, pensato per raccontare il paese in cui mi ero da pochi mesi trasferita e per superare il blocco che fino a quel momento mi aveva impedito di condividere i miei scritti con i lettori.
“Chi vuoi che legga i post di una sconosciuta?” mi sono detta e, come spesso accade, da un piccolo gesto si è generata una grande avventura. Qualcuno ha letto, evento già di per sé gratificante ma, soprattutto, con mia enorme sorpresa, qualcun altro ha trovato il tempo e la voglia di rispondere ai post, di commentare, di raccontarsi.
Norvegiani si è trasformato in una piattaforma di condivisione e confronto tra chi ha viaggiato a nord, chi si è trasferito per i motivi più diversi e chi, invece, progettava un’avventura tra i fiordi. A un certo punto, però, lo spazio dei post non bastava più, serviva un raccoglitore in cui organizzare tutte le informazioni raccolte, aggiornarle e riordinarle in modo chiaro e facile da consultare: non mi restava che trasferirmi a Oslo, sperimentare la vita nella capitale, tormentare con mille domande i norvegesi, fare ricerche su ricerche e scrivere un libro
(NdR – Non so se ve l’ho già detto, Skandorini miei, ma è un libro davvero unico: http://www.polariseditore.it/prodotto/dalla-alla-a/).
Tre anni dopo torno qui, bagaglio a mano e qualche parola di norvegese che rispunta confusa in un vocabolario fatto ormai di inglese e poco, pochissimo ceco: quanto mi manca la grammatica base modello mobile IKEA delle lingue scandinave, ora che lotto con le declinazioni slave!
Oslo: la bellezza della natura
La triade panoramica classica betulla, pino, roccia scorre oltre il finestrino del bus navetta dall’aeroporto (26€ andata e ritorno), con bonus paesaggistico delle fattorie rosse che ricordano la Norvegia pre-petrolio, quella che Oslo sembra aver conservato in pochissimi angoli ben nascosti. Stupita ritrovo la città cresciuta, maturata. Proprio come me: lavori in corso, nuova identità in definizione.
Le gru e i blocchetti di container impilati come lego sorgono da ogni angolo, ma non importa quanti palazzi di vetro e acciaio sorgeranno e quanto nuovo spazio si ruberà all’acqua per costruire un ennesimo centro residenziale in posizione panoramica, quali equilibri architettonici si inventeranno oltre al teatro Operaen che sorge dall’acqua come un iceberg, quanti nuovi sofisticati locali si susseguiranno lungo le strade che si arrampicano poco distanti dal Palazzo Reale:la bellezza resta nella natura che la circonda nel fiordo e la abbraccia con le montagne.
I capolinea più belli di Oslo
L’investimento di 11€ per il biglietto giornaliero dei mezzi pubblici va sfruttato proprio per andare oltre il breve intreccio di vie che costituiscono il centro storico dove tutto è raggiungibile a piedi in poco tempo. Si prende la metro e si esce dai tunnel del centro per arrampicarsi lungo le morbide montagne, fino a raggiungere i capolinea più belli, quelli che non ti aspetti, dopo più di mezz’ora sui vagoni ovattati.
Il treno si arrampica calmo e determinato lasciando alle spalle la città e arriva a Frognerseteren. Qui l’omonimo caffè (http://www.frognerseteren.no/index_e.aspx) accoglie con una terrazza sul fiordo, si possono contare le isole, oltre gli ultimi tetti che in estate sono coperti di erba e in inverno si coprono di neve. La torta di mele con panna è uno di quegli investimenti in corone norvegesi che si fanno con piacere, un tuffo nella cannella e nei grassi saturi sdrammatizzati dalla frutta che fa bene al cuore.
Le calorie si bruciano scendendo a piedi fino a Holmenkollen, percorrendo un sentiero che di inverno diventa pista da sci.
Sognsvann
Altro giro, altro capolinea: Sognsvann, il lago in cui nuotare nelle nuove estati del cambiamento climatico e su cui pattinare negli inverni più severi, si passeggia tutto intorno, i norvegesi corrono, ma io non ho fretta, il profumo di pino è una coccola da assaporare e le sfumature di blu del cielo si specchiano nell’acqua con un effetto che solo l’aria tersa e la luce di queste latitudini riesce a regalare.
Da qui Oslo non si vede, si dimentica il fatto di essere in una piccola, grande capitale, nel cuore finanziario di un paese umilmente consapevole del benessere che lo contraddistingue da quando ha scoperto di essere, letteralmente, seduto sulla propria fortuna.
A Sognsvann i norvegesi si spogliano degli abiti sofisticati che indossano tra gli uffici del centro e, avvolti dai tessuti tecnici di ultima generazione che si possono permettere, ritornano a contatto con la natura, con gli elementi non proprio accoglienti che hanno fatto da sfondo alla loro storia, che hanno forgiato la loro umile tenacia nascosta dietro il timido sorriso con cui accolgono chi si affaccia al loro mondo per la prima volta.
I capolinea sono per i norvegesi punti di partenza per escursioni tra i boschi, seguendo sentieri più o meno segnalati e tracciando nuovi percorsi, si incontrano e si salutano, poi si lasciano abbracciare dal silenzio, dalla pioggia gelata che comincia a cadere da una nuvola di passaggio, respirano a pieni polmoni e continuano a camminare, ancora qualche passo, la solitudine condivisa si trasforma in purificante meditazione.
L’immensa fortuna di condividere i loro segreti
Li seguo da lontano, ogni tanto incrocio il loro sguardo e per un istante ho la sensazione di aver avuto, seppure per poco, l’immensa fortuna di condividere i loro segreti e di portare con me un pizzico di quella calma e di quella umile tenacia trovata proprio passeggiando tra resina e salsedine.