‘Cause we’re lovers, and that is a fact
‘Cause we’re lovers, and that is a fact
Yes we’re lovers, and that is that
L’osservo da molto tempo e a riprese costanti, torno dal mio amore. E poi comunque da troppi anni non scrivo una lettera così. E poi comunque il nostro innamoramento è sotto gli occhi di tutti e non posso più nascondermi. Non voglio più nascondermi. Perché io amo tutti i suoi difetti. Le sue rughe, scavate dallo smog. I suoi capelli, illuminati dai tramonti sul fiume. Amo tornare a casa, perché so che è lì che mi aspetta. E allora, eccola, la mia dichiarazione d’amore.
Torino, sono innamorata di te perché quando passeggio in Piazza Carlo Alberto e guardo su, attraverso le finestre della Biblioteca Nazionale riesco a vedere i libri sugli scaffali e mi ricordo, ancora una volta, che la cultura è un capitale che nessuno potrà mai portarmi via.
Ti voglio bene perché in via Roma, dove non possono arrivare le auto, proprio all’inizio di fronte a Piazza Castello, l’asfalto è così liscio da sembrare il pavimento di una sala da ballo e allora le ruote della mia bicicletta sembrano danzare.
E poi, se alzo gli occhi alla fine di Piazza Vittorio, proprio dove inizia via Po, vedo quella statua su un terrazzo che ha il corpo di un ragazzo e la faccia piena di rami, e allora immagino che abbia i polmoni pieni di foglie verdi e di ossigeno. Poca gente, purtroppo, la vede.
E mi piace incontrarti in Largo Montebello, in Vanchiglia, perché se ci sfioriamo lì, sotto gli alberi che abitano il centro di questa piccola piazzetta, è buio, anche se sono le 3 del pomeriggio. Lì, mi sembra di tornare indietro nel tempo ad una capanna costruita nel giardino dei miei genitori, altrove.
Poi, c’è Parco Dora. Ogni volta che ci passo, già dalla fermata del tram numero 3 in zona Piero della Francesca, vedo spuntare quei bastioni arancio. E per un istante mi sembra, sempre, di essere in “Blade Runner” e mi viene in mente il discorso di Roy Batty con le sue “lacrime nella pioggia”. Se ho abbastanza batteria nel telefono, metto su Vangelis e allora sì che sono in “Blade Runner”. Il massimo poi sarebbe avere a disposizione “Beaubourg”, ma quello ce l’ho solo in vinile e non so se socialmente è consigliabile girare per la città con un giradischi.
Amo di te il cemento che si abbraccia al verde al Valentino, ma anche lungo Corso Casale e i graffiti rinchiusi malamente in Parco Michelotti. Lì dentro, una volta, c’era un giardino zoologico ed oggi invece restano solo arbusti ed un’enorme scimmia verde dipinta che sembra essere stata posta a guardia del dimenticatoio. Eppure, ti amo anche lì.
Poi, nelle nostre passeggiate romantiche, ci accompagnano i murales di Millo, quasi tutti in Barriera di Milano, che nonostante il nome non è per fortuna a Milano. Raccontano il rapporto tra l’uomo e il tessuto urbano. Il mio preferito è quasi sicuramente quello di Via Cruto, con i due bimbi che giocano in mezzo ai palazzi al telefono senza fili. Ma anche quello in Corso Vigevano. Che lì ci arrivo bene in bici, con il ragazzino a testa in giù.
Provo un affetto infinito e difficile da razionalizzare per uno degli scaloni del Museo del Risorgimento. Uno solo. Dopo essermi lasciata Piazza Carlo Alberto alle spalle, a destra, lui è lì. Povero, nessuno se lo fila. Vanno tutti a vedere quelli di Palazzo Madama, senza dubbi maestosi e spettacolari. Va bene, io dico io. Ma come si fa a non accorgersi che ce n’è uno meraviglioso anche dentro alla struttura che ha ospitato il nostro primo parlamento quando ancora non ci vergognavano del nostro parlamento? A me sembra che questo scalone cambi un po’ colore a seconda del momento della giornata. Perla, grigio, bianco.
E poi, voglio molto bene anche a Via Montebello. Certo, sì, tutti lì a guardare la Mole. Va bene, ovvio. Ed il museo del cinema, a dir poco geniale. Nessuno, però, si accorge che Via Montebello è l’unica strada in centro dove in estate, quando ci vorremmo strappare i vestiti da dosso per i 140 gradi medi, tira aria. Tu ti siedi sulle panche in granito, e respiri, almeno un po’. E magari per circa 30 secondi non sudi.
E poi ci sono dei miracoli. Alzo gli occhi, sempre, all’inizio di Via Pietro Micca e il soffitto dei portici lì è damascato, ma poi la sua decorazione cambia e diventa ocra e blu. Continuo a camminare e all’altezza di Via Mercanti, si trasforma ancora in stucchi color alabastro, e poi ancora in via Francesco D’Assisi, bam! Bianchissima, diventa. E poi, lo stupore continua in Via Cernaia. Cioè, dico, tenete gli occhi al cielo.
Per tutte queste ragioni, ma anche per molte altre che verranno, sono proprio innamorata di Torino. Mi accompagna, con una bellezza che molti sottovalutano. Per tutte queste ragioni, ma anche per molte altre che verranno, penso che se “si può avere un solo grande amore”, allora forse Torino potrebbe essere il mio e non sopporto che qualcuno parli male del mio amore.
Ma che bella!
Grazie mille, cara Anna! E’ ora che tu venga a trovarmi a Torino – così ti presento … il mio amore! 🙂
Skandorina
Che bella dichiarazione d’amore…impossibile non amare Torino ! <3
Grazie mille, Elisa. Non si può non amare Torino, hai perfettamente ragione. Un caro abbraccio e grazie di avermi letta!
Io abito a Torino da poco più di un anno e me ne innamoro ogni giorno di più…Grazie per averla dipinta con tanto cuore!
Cara Barbara, scusami tanto per il ritardo con cui rispondo al tuo commento. Ero in viaggio in una terra magica di cui spero di parlare presto (la Bolivia!) e sono rientrata da pochissimi giorni. Sono contentissima che l’articolo ti sia piaciuto. A presto nuove lettere d’amore a Torino … e al mondo! Skandorina