C’era una volta, o il Deserto del Wadi Rum
Erano nati insieme, o almeno così si narra. Kronos e Silenzio. Si racconta che amassero rotolare sulle orbite ellittiche seguendo Mercurio, Giove, Urano, a lungo.
E che ai due amici piacesse lasciarsi cadere senza peso all’interno dei buchi neri. Ne uscivano con i capelli arruffati, ma le Lune dicono che le loro risate facessero risplendere l’Eternità.
E che i due, birichini, giocassero a lanciarsi dei pop-corn giganti. Le Stelle. A nulla valeva lamentarsi. Ed in fondo, poi, le Stelle si divertivano.
Silenzio ogni tanto perdeva l’equilibrio, e sdrucciolava verso galassie lontane. Kronos, però, più forte e coraggioso correva e correva. “Niente potrà mai separarci, Silenzio. Ti ritroverò sempre”.
Poi avvenne.
Bum! Polvere. Ambulanze stellari. Eruzioni rosse che arrivarono fino al Cielo. Ali scure. Al risveglio, un dolore sordo. Cecità. Cerchi la sua mano, ma trovi solo qualcosa, qualcuno, che te la sbatte in faccia, la Verità.
“Siete caduti sulla Terra. Kronos, ricordi niente dell’incidente?”. “Ricordo tutto”.
Silenzio non voleva venirci, su quella Cometa, stavolta. Diceva: “Passeremo troppo vicini a quelli laggiù”. E tu ad insistere. Lo sapevi che ne aveva paura: i loro motori, i loro telefoni, le loro ignoranze.
“Dai, andiamo. Smettila. Non cadremo”.
Silenzio e Kronos sono caduti sulla Terra, invece. Ananke, l’Inevitabilità del Fato. Da allora si dice che Kronos, senz’occhi, vaghi senza pietà sulla Terra. Lo cerca ancora. La Solitudine gli ha indurito il cuore, e gli fa sferzare le rocce, e inasprire le rughe. Al suo passaggio, crollano i grattacieli e finiscono gli amori.
Kronos, però, non molla. Corre e corre, e a nulla sono valse le catene degli Orologi e delle fotografie. Sa che Silenzio non è morto: Silenzio ha soltanto iniziato un eterno Nascondino. Kronos, allora, ha cominciato a rincorrerlo: sulle cime innevate delle Dolomiti, nel monastero di Studeniča, nei villaggi fantasmi del Nord Irlanda, sui fondali marini. Ha l’impressione, però, di essergli arrivato davvero vicino, d’averlo quasi sfiorato, soltanto una volta: nel deserto del Wadi Rum, in Giordania. Aveva vagato a lungo rovesciando ogni duna cangiante, urlando: “Amico mio, dove sei?”. La sabbia rossa, arancio, che mutava al ritmo della Luce. Ombre lunghe morivano sulle pietre intorno a lui accarezzando i trentamila petroglifi del Deserto di Lawrence. Poi, finalmente la notte. Kronos ha alzato il viso cieco a quel Cielo dove una volta lui e il suo migliore amico, si lasciavano scivolare.
Lassù, Lei: la Via Lattea.
“Dove sei, amico?”
“Sono qui”.
Forse.
Meraviglioso non ho altre parole grazie grazie grazie
Augustina! Grazie a te per aver trovato il tempo non solo di leggermi, ma anche di lasciarmi un commento. Questo sito non avrebbe molto senso senza di voi, cari lettori speciali 🙂
Vanessa…bellissimo…senza parole…bacioni!
Ciao Madda, grazie per avermi letta e commentata. Ti ricordi quelle sere nel Wadi Rum? Quando ci torniamo? Vane
Stupendo… mitico viaggio poetico! Grazie!!! Paola
Grazie mille, Paola! Sei mai stata nel Wadi Rum? Per me è stata un’esperienza stupenda e indimenticabile.