Detroit – un’eredità involontaria 1
Luoghi abbandonati. Luoghi che, però, risultano ancora paradossalmente pieni. Città dove restano, immobili sotto anni di polvere, oggetti che raccontano quello che più non è, che è andato avanti. Una specie di eredità involontaria. Luoghi mangiati dall’edera, senza umani, in cui la natura si è ripresa i suoi spazi, e la ruggine ha cominciato a divorare un retaggio non intenzionale. Muri graffiati dalla muffa.
Per alcuni, si tratta di paesaggi dal sapore post-atomico, condizionati da un estremo decadimento. Per altri, però, come me, si tratta di luoghi della memoria: dove vanno a morire le navi? Gli aeroplani? Non possiamo scoperchiare un cassonetto e buttarci dentro una fabbrica o un pianoforte, vero?
Detroit è l’emblema di tutti questi retaggi non premeditati. Ci sono stata a settembre di quest’anno, volontariamente. Edifici interi, lasciati indietro a giacere, erano lì ad attendere me e la mia Nikon.
Questa è una serie di racconti che porterà in vita una parte microscopica di un’età dell’oro ormai incrostata dal Tempo.