Geometria suprema, o dell’Expo
Penso che la bellezza si riveli a noi in modi diversi ed eventuali. Nel sorriso di un figlio, direbbero alcuni. Nell’architettura, viene da rispondere a me. Gli edifici sono il riflesso della grandezza dell’Uomo, inteso in senso estremo, ultimo e super-nazionale. Nelle costruzioni, si manifestano le infinite possibilità che affollano il nostro cervello. Ovunque vada, e sempre più spesso negli ultimi anni, mi sono ritrovata a fotografare un numero pressoché illimitato di case, ponti, palazzi, viadotti, stazioni, aeroporti, porti, autostrade. Riguardando quello che è rimasto nella mia Nikon, non solo fisso i ricordi (perché noi dimentichiamo, fuggevolmente), ma mi sembra di ritrovare una qualche geometria suprema nelle linee, negli ovali, nell’incrocio di due strade. E questo intersecarsi di rette e curve, in un modo quasi inspiegabile, sa donarmi serenità. Mi tranquillizza perché mi conferma che l’Umanità, oltre ad essere una macchina mortale, sa e può essere una macchina tesa alla perfezione. Mi rasserena perché, tra quelle righe e quei cerchi che ho cercato e cercherò in giro per il mondo, appare una qualche ragione, un non ben precisato ma evidente Senso. I venti vengono imbrigliati insieme ai sogni, quasi, negli edifici e nelle costruzioni. Diventano fruibili per chi passa e va, e per chi li osserva smarrito appena arrivato in città. Le piazze, le fontane, i palazzi a volte diventano la nostra famiglia, ed il porto dove tornare o arrivare, o da cui vuoi solo scappare.
Con tutto questo in mente e la mia Nikon in mano, sono andata all’Expo ad inizio settembre. Ho cercato le linee, le geometrie e le onde nei padiglioni che ci hanno magicamente portato il mondo in Italia da maggio a fine ottobre 2015. L’Expo è stata la celebrazione del cibo e della nutrizione, sulla carta.
Per me, l’Expo è stata una lezione di recupero di greco. Mentre cercavo forme astratte lungo il Decumano, ho ricordato che il termine geometria deriva da due parole bellissime: γή = “terra” e μετρία, metria = “misura”. Mi è venuto in mente che attraverso la geometria, l’Umanità ha posto le basi per lo sviluppo della geografia, della meccanica, dell’astronomia e della navigazione. A quel punto, ho sorriso perché ho capito che, attraverso tutte quelle linee e cerchi, l’Uomo ha sempre desiderato viaggiare e scoprire nuovi orizzonti. E l’orizzonte non è altro che un’altra ennesima linea, che separa il cielo dalla terra. E guarda caso, in greco ὁρίζων κύκλος significa “cerchio che delimita”. Tutto torna.