Grecia & Santorini
Molliamo tutto.
“Molliamo tutto questo”. Eccolo, il pensiero che affiora ogni volta che ci siamo sfiancate il cervello e il fegato. L’ennesimo schiaffo, l’ennesima delusione lavorativa, l’ennesima parte di cuore che si infrange. In testa, un viaggio incondizionato e pertanto irripetibile. Santorini e Ios, e Atene. Le olive, il traghetto che parte all’alba, il Dj, i piedi rivoltati, Sofocle, i gatti. Io e Pista, nell’immenso del Mediterrraneo.
Come abbiamo deciso, non me lo ricordo. So solo che ad un certo punto ci siamo incontrate a Linate, e siamo partite, noi, gli zaini, i marsupi. E poi eccoci, eravamo ad Atene. Omero. L’Acropoli. Giove ed Artemide. Tutti al sicuro dai fossi e dai crepitii socio-economici d’oggi. I vicoli del Pireo, carichi di rumuore, rifiuti e siringhe. Le navi che partono, al di la’ di questi muri. Poi all’hotel, due attimi meravigliosi. Il primo avviene appena arrivate: nel letto sembrava essere caduta una bomba a mano. Il mio commento ingenuo, dettato dalla polvere incastratasi nel cervello durante il viaggio in bus dall’aereoporto, passa ormai alla storia: secondo me qui si usa cosi’. Non penso d’aver mai piu’ detto una cazzata simile dopo. Si’ sai, in Grecia la gente non fa i letti negli alberghi. Il secondo attimo irripetibile nella notte: un canto, sopportabile come un purgante, continuo, dalla strada. Pista che si alza, di scatto. Io che penso adesso gli urla qualcosa. No, Pista che si ferma. Immobile. E si mette a guardare questo sfigato che canta. La mia amica, di marmo. Il mio commento fuoriesce ingolfato nelle risate piu’ esplosive, non e’ che se lo guardi smette eh.
Eravamo Ulisse.
Poi l’alba al Pireo. Il traghetto che molla gli ormeggi. Atene che si sveglia e sbadiglia in mezzo alla nebbia.Un the caldo sul ponte della nave, avvolte nei sacchi a pelo. Eravamo Ulisse. Il cielo che cambia colore, e si spacca in mille tonalita’ del rosa e del blu. Il sole che comincia a salire e che ti asciuga le ossa. Le isole, in lontananza, te le immagini cariche di sirene e Lestrigoni e Feaci. Il bacino della nostra cultura, l’origine della nostra lingua, mille e mille Nostoi. Ti senti orgogliosa d’essere parte di quel sapere, se non altro per vicinanza geografica. Neanche fossi greca. Ti senti viva.
Poi Santorini. Θήρα per i Greci. Regalo violento di una delle piu’ grandi esplosioni vulcaniche della storia. 4000 mila anni fa qualcuno ha spinto il bottone sbagliato in questa parte di mondo e ha fatto saltare per aria tutto. L’onda d’urto arriva a Creta dove la civilta’ minoica collassa a causa di un infinito tsunami che da dove ci troviamo ora io e Pista, si sviluppa per piu’ di cento kilometri verso l’isola del Minotauro e d’Arianna. Vista dai satelliti, ti ricorda stranamente l’Irlanda e il Regno Unito. Mica e’ rimasta sola, Santorini. Davanti a lei, le fanno compagnia Nea Kameni, Palea Kameni, Aspronisi e Therasia.
Scatti di Santorini.
Le case bianche, blu. La nostra, la piú memorabile é quella di Anna, ribattezzata con fare affabile la sciancata. A proporci l’affare, oltre ad un cartello che grida rooms!!, é pero’ la mamma di Anna che, sebbene abbia un’età indefinibile tra gli 85 ed i 99 anni, parla inglese come un tifoso del Manchester. I nostri asciugamani e i costumi appesi fuori, il vino e le olive che inauguravano le nostre serate, il letto dove io pensavo d’aver contratto la scabbia.
Ogni tanto ripenso a quella casa e so che la felicitá é semplice.
Avere una macchina a Santorini ci sembrava scemo. Abbiamo affittato dei motorini, il primo giorno, ma non era divertente. Il secondo giorno allora abbiamo preso un quod. “L’hai mai guidato, prima, uno di questi?”, mi ha domandato sospettoso il gestore di una delle numerose attivitá che noleggiano questi mezzi a quattro ruote sull’isola. Pista dice che a quel punto l’ho guardato con aria sprezzante, porgendogli la mia patente. Pista dice anche che, quando ho dato la prima sfrizionata e ho quasi scavalcato il muro davanti a noi con le ruote anteriori, gli ho detto una cosa tipo “Togliti che sono capace”, ma questo io non me lo ricordo. All’inizio andavamo piano, tipo ai 15 km all’ora. Quando dico all’inizio intendo che la prudenza é durata venti-trenta minuti, poi ho capito. Noi sul quod si poteva volare, arrivando fino a 40km all’ora.
Il quod é indubbiamente un mezzo di trasporto ridicolo. Per noi, invece, era la libertá. Fermiamoci qui. Andiamo lá. Secondo me laggiù sotto c’é una spiaggia imprendibile. Lo mollavamo ovunque e per riconoscerlo dagli altri avevamo legato un cordino di plastica rossa che, alle folli velocitá a cui ci spostavamo, vibrava nel vento caldo e ci faceva ridere tantissimo. Un altro aspetto imbarazzante del quod era che su per le salite dovevamo alzarci entrambe in piedi e sporgerci un po’ in avanti: il nostro Pegaso cominciava a iperventilare! Guarda quelle due dementi. Saremo state ridicole ma su quel trattorino noi ci abbiamo trasportato di tutto: zainoni, scarponi, una pecora, un infinito numero di gatti, chili di fichi freschi che o rubavamo o ci venivamo offerti ai bordi delle strade da uomini d’una bruttezza epica. A volte, quando penso a quel quod io so che la felicitá é fatta di capelli schiacciati dal casco.
Guarda che quello é il Dj, ovvero gli uomini a Santorini.
Poi gli uomini.
In primis, c’é stato il Dj.
La prima sera siamo passate davanti al Murphy’s, locale dal nome cosí celtico da farmi esclamare, con fare spocchioso, “Non vorrei passare tutta la nostra avventura greca in un pub irlandese se é possibile”. Alla consolle, quello che io ho definito uno sfigato. Questo commento avveniva alle 22 della nostra prima notte a Santorini. Ai miei lettori basti sapere che il mio metro di giudizio cominciava giá a variare a partire dalle 22 della notte successiva. Ai miei lettori basti anche sapere che chi scrive questo blog é avezza a compiere gesti di un’imbecillitá talmente estrema da risultare eroici. Alcuni sono destinati all’oblio. Altri come il gesto di rimanere appesa ad una finestra ad un metro e mezzo da terra per cercare di intravvedere il mio breve oggetto del desiderio devono passare alla storia.
Poi c’é stato Stani. Se Stani fosse il diminutivo di Stanislao, o di Stamberga data la bruttezza raccapricciante che lo rendeva quasi unico, non l’abbiamo mai scoperto e forse non é poi cosí importante al fine di questo resoconto. So solo che, dopo una cena a base di pesce e pomodori nel locale dove Stani lavorava importunando la clientela femminile con lo sguardo strabico, ce lo siamo ritrovate al Murphy’s. “Mi chiamo Stani e ho qualcosa per te”. “Scusa, Stani, ma come mai non hai i denti?”. Ecco come nasce e muore un amore a Santorini. Skandorina é la poetessa dell’idillio greco.
Poi c’é stato il Dottore sulla Pietra Nera.
Io a Santorini avevo preso un raffreddore tremendo che mi é durato finché non siamo tornate ad Atene. Di natura pigra, ho girato 3 settimane con rotoli di carta igienica invece di fermarmi ad acquistare pacchetti di fazzoletti. Starnutivo ovunque fossimo, anche sott’acqua. “Io sono un medico, sai”. Io all’inizio non l’ho visto perché era tutto fuorché imponente e poi sembrava che la voce venisse da dentro al masso nero su cui ci eravamo accasciate dopo ore passate a ballare sotto le stelle greche. “Ce l’ho io, la cura per te!”. A quel punto l’autrice di questo blog ammette d’essere stata sul punto di elargire uno di quei commenti al benzene di cui é diventata negli anni un’ottima maestra, ma il gargoyle occhialuto ha proseguito tutto d’un fiato. “Allora, ti metti sotto le coperte, con due borse dell’acqua calda legate sotto i piedi, due sotto le ascelle, una sulla testa. Poi prendi una bottiglia di ouzo e cominci a berla. Questa é la cura del secolo. Altro che la penicillina”. Ogni tanto, quando penso agli uomini di Santorini so che ridere a volte può davvero essere la cura.
Omero. Ios. I nudisti.
Sfrecciando ad una velocitá intergalattica, su una barca dove i due bambini di fronte a noi hanno passato un tempo troppo lungo a strapparmi i capelli, siamo anche andate a Ios. Qui secondo la leggenda riposa Omero per l’eternitá, ma a smontare la sua quiete tra giugno e agosto arrivano ondate di nordeuropei infoiati a ballare. Pista ed io siamo pertanto accolte come UFO, a settembre, mediterrranee, ben educate, abbastanza pulite ed in cerca d’una stanza per due notti.
Di Ios mi ricordo i tramonti, i mulini, la terra arsa, noi che ci perdiamo tra le capre, la sensazione che eravamo solo noi, a percorrere quei gradini verso la tomba di Omero, e che da lassù avevamo tutto il Mediterrraneo, tutta la vita davanti. A quella spiaggia, in fondo a rupi violente, ci siamo arrivate per caso perché succede sempre così, quando viaggi. Magari percorri migliaia di chilometri poi ti fermi perché hai sete, e bam! La natura ti spezza il fiato, e di solito intorno non c’é nessuno, o c’é un amico, al massimo. Nel nostro caso, su quella spiaggia, dove era impossibile rompere il cielo dal Mediterrraneo, c’erano dei nudisti, etá variabile tra i 50 ed i 70 anni. A volte sono certa che sia necessario fare un salto fuori da quel benedetto cerchio, oppure, al contrario bisogna adeguarsi, dipende da come ti viene voglia di guardare il sole sorgere. Noi ci siamo adeguate. Via i vestiti e via i costumi. Di Ios, resta anche quel bagno.
Vado veramente bene, così.
A volte ti perdi. Ti dimentichi che, oltre a quel lavoro che ti strapazza il fegato, a quell’amore che non funziona, a quell’ennesima fregatura, tu sei sempre tu, in fondo in fondo. Penso che ci siano tanti modi per ritrovarsi e che ognuno di essi sia valido. Per me, andare a vedere cosa c’é, lá, rappresenta la miglior salvezza. Credo anche che accadano viaggi diversi da tutti gli altri, e per me quello in Grecia con Pista é stato il viaggio delle risate. Il riso é un’azione tollerante, perché fiorisce su qualsiasi viso, e ha origini talmente disparate da essere sempre giusto. Il riso ti spalanca i polmoni, ti aggiusta la faccia, ti sgranchisce il cervello.
Il riso, come il viaggio, é speranza.
Rileggendo ciò che hai scritto sulla “nostra” Grecia ho riso e pianto contemporaneamente…Che viaggio amica!!!!!quanti ricordi,quante risate,quanti colori!Grazie per aver condiviso con me quei momenti irripetibili 🙂
Non ridevo così tanto leggendo qualcosa dai tempi del Diario di Bridget Jones! Grande amica!
Non ridevo così tanto leggendo qualcosa dai tempi del Diario di Bridget Jones! Grande amica!
Brava amicia sorrido e mi commuovo quando ti leggo
Ho le lacrime! Ecco la mia Miss 😉
Sono sempre felice quando posso soddisfare i miei amati lettori. Grazie, oh Blanche! Skandorina 🙂