Francia

Le Sud: viaggio quindi sono

Questa è una storia felice

Questa è una storia felice. È il racconto di una finestra di libertà in mezzo alla pandemia. È una serie di avventure e scoperte avvenute nel sud della Francia a ottobre 2021. Ho deciso di condividerle su questo blog perché non volevo che finissero nel dimenticatoio, nella scatola buia di questi ultimi due anni. Ho deciso di metterle insieme perché, in futuro, quando ripenserò a questa tragedia, voglio riuscire anche a portare alla mente un momento di luce, una frazione di gioia. Ho deciso di scriverne perché per tanto tempo la pandemia mi ha portato via tanto, tra cui soprattutto l’amore per la scrittura di viaggio. E almeno in questo non ho voluto dargliela vinta.

Questa serie di racconti nasce in un primo momento su un diario. Avete presente, quelli di carta? Alcuni lo chiamano “Quaderno della Gratitudine”. Io non lo so se le pagine su cui ho preso appunti durante il mio Sud francese e da cui derivano questi articoli sono piene di riconoscenza, perché gli ultimi due anni sono stati devastanti e trovare un apice di serenità non è stato sempre facile per me. Forse in questo sono stata meno forte di altri, che invece sembrano aver trovato la bellezza in ogni giorno nonostante tutto.Quello che posso dirvi è che i miei 31 giorni francesi sono stati pieni di vita, di emozioni, di profumi, di figuracce, di cibo e di vino, di spensieratezza. E di questo sì che sono grata. E per questo mi sono sentita di raccontarli anche a voi qui, in questo mio porto sicuro virtuale, dove non mi importa se il SEO è alto, dove non c’è vanità, dove nessuno vuol diventare la travel blogger di sticazzi. Ve la racconterò così com’è andata, la mia Francia, e se qualcuno la troverà utile o per lo meno spassosa, bene. E se non accadrà, poco importa. E se non proprio tutto quello che vi racconterò sarà perfetto dal punto di vista linguistico, nessuno ne morirà. Online c’è talmente tanta roba scritta male o scritta in serie che una in più non cambierà le sorti del mondo.

Viaggio, quindi sono

All’inizio dell’estate del 2021 ho sentito d’essere arrivata al limite della sopportazione di tutto quello che la pandemia ci aveva buttato addosso fino a quel momento. Avevo la testa sovraccarica di disagio e scontentezza, un malessere indescrivibile, una continua oscillazione tra speranza e disillusione. Ma soprattutto ero diventata antipatica e insostenibile anche a me stessa, figuriamoci agli altri.

Per natura e per varie vicende personali, non sono mai stata una persona pessimista, anzi. Anche nei momenti più terrificanti della mia vita, ho sempre cercato di tenere botta, come si dice. Ma tra giugno e luglio 2021, quella forza io non sapevo più dove andarla a prendere perché questi anni di emergenza sanitaria mi avevano privata completamente di una cosa soprattutto: non avevo più viaggiato. La mia ultima meta fuori dall’Italia era stata Vienna a febbraio 2020. Poi il nulla.

E lo so, cari lettori, lo so benissimo, poteva andarmi peggio, potevo andare in cassa integrazione, potevo perdere delle persone a me care, potevo avere paura per chi amo, potevo dover restare in casa per mesi. Potevo ammalarmi. L’unica grande sfiga che non mi è successa è stata quella di ammalarmi. Il resto, tranquilli, è successo tutto. Quindi, in questa serie di racconti non chiederò scusa a nessuno se mi lamento perché non ho più viaggiato. Perché io viaggio, quindi sono.

Una soluzione

Dovevo trovare un altrove che mi permettesse di farmi crescere nuovi occhi, ma dovevo anche trovare una soluzione fattibile, sicura, facilmente modificabile, sostenibile a livello economico, e prudente dal punto di vista informatico.

Paradossalmente, la soluzione mi è arrivata dalla pandemia stessa: nel 2020, milioni di uffici nel mondo hanno chiuso e altrettante persone si sono ritrovate a fare smart-working. Io, almeno in questo, era già preparata all’assenza di vincoli spaziali tipici di un ufficio fisso: a casa già ci lavoravo da più di 9 anni, e quindi l’auto-organizzazione del lavoro agile non è  stata una novità. A stravolgersi, e a stravolgermi, invece, è stata l’interazione lavorativa: ogni singolo incontro, praticamente da un giorno all’altro, è diventato virtuale. E questo non solo a livello professionale: ci siamo ritrovati ad andare a scuola davanti ad uno schermo, a fare yoga dentro ad uno smartphone, abbiamo festeggiato compleanni e nuovi anni su Teams, abbiamo brindato alle lauree su WebEx e fatto aperitivi su Zoom. Però a livello lavorativo, per me, sono sparite tutte le trasferte.

Ad ottobre 2021, questa era ancora la situazione: tutto una call, tutto un WebEx, tutto uno Zoom. E allora, l’assenza di vincoli spaziali è diventata per me la soluzione: non dovendo incontrare nessuno in presenza, potevo fare il mio lavoro ovunque. E io, il mio ovunque, l’ho trovato appunto nel Sud della Francia.

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3 risposte a “Le Sud: viaggio quindi sono”

  1. La pandemia a lasciato l’amaro in bocca a tutti e a tutti ha tolto e dato qualcosa. A chi più a chi meno… Una persona positiva come me e te cerca quasi sempre in ogni situazione di trovare il lato positivo delle cose .. Trovarlo nella pandemia però non è facile.
    Io il tempo di viaggiare purtroppo non c’è l’ho, ma so che un giorno arriverà. Son felice per te se anche nella pandemia tu sia riuscita a trovare in Francia un tuo spazio e leggerò volentieri ciò che scriverai in seguito.
    Quel che ho letto fino adesso promettere bene e lascia curiosità….
    Buona serata.

    • Ciao Mauro, grazie per avermi letta. Concordo con il tuo commento: siamo tutti stati impattati dalla pandemia, chi a livello famigliare e sociale, chi a livello lavorativo. Ognuno di noi ha cercato (e in alcuni casi, trovato) un modo per sopravvivere a tutto quello che è successo in questi due anni. I viaggi per me sono sempre stati importanti, e per quasi due anni non ho lasciato la mia città. La Francia è stata un’esperienza incredibile, perché nonostante abbia sempre continuato a lavorare mentre ero là, mi ha dato la possibilità di trovare nuovi occhi. Spero che anche tu potrai trovare presto un modo per tornare a vedere il mondo. Un grande abbraccio!

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