Italia

Parma: del lento viaggiare

Chiudi gli occhi. Annusa l’aria di Parma. Il profumo di tigli in fiore dolce e delicato sembra immediatamente regalare all’atmosfera intorno a te un senso di pace e tranquillità. Il silenzio delle sue strade presto al mattino con qualche bicicletta che si ferma alle edicole che in questa cittadina ancora non sembrano essere sparite come nel resto della nazione.

Fai quattro passi e vai a fare colazione in pasticceria da Cocconi in Strada della Repubblica 22: qui troverai le loro specialità, panini piccoli ripieni di prosciutto crudo e salsa tonnata, un buongiorno familiare tra chi qui abita e torna ogni mattina, qualche parola gentile scambiata tra i gestori e i clienti abituali. Sul soffitto noterai una decorazione a conchiglia che dice Mens sana in corpore sano.

Continua la tua visita entrando nella Cattedrale (o Duomo) di Santa Maria Assunta: gli affreschi del Correggio e le cappelle individuali a destra e a sinistra della navata centrale ti aiuteranno a ripararti dal caldo di luglio.

Prosegui pochi passi e entra al Battistero di San Giovanni Battista: costruito tra il 1196 e il 1216, è uno dei monumenti più importanti del passaggio dall’architettura romanica al primo gotico. Dal portale della Vergine, rivolto a nord e affacciato direttamente su Piazza del Duomo faceva il suo ingresso solenne il vescovo. Il portale a ovest, detto del Redentore, è affiancato da due stipiti che mostrano le opere di misericordia e le sei età dell’uomo attraverso la parabola della vigna.

L’elemento decorativo più interessante di tutti (almeno per me!) è però lo Zooforo: in 75 pannelli, mostri marini, centauri, unicorni, basilischi, cani, uccelli, grifoni e sirene si rincorrono tutto intorno alla base del Battistero.

A fare concorrenza alla Cattedrale in grandezza e lunghezza, un vero e proprio luogo di resistenza e rinascita è la Chiesa di San Francesco del Prato: fu fondata inizialmente nel 1230 dall’ordine francescano, secondo i canoni della povertà e della semplicità dettati da San Bonaventura che non prevedevano nessun tipo di abbellimento né di ricchezza. I Francescani però sono da secoli un ordine ben integrato nel tessuto sociale delle comunità e, anche allora, sanno confrontarsi con gli abitanti, parlano di vita reale e vissuta, e tendono a sporcarsi le mani con le consuetudini giornaliere. Anche grazie a questo approccio pratico riescono a farla costruire. Nel 1400 poi viene abbellita con figure sacre commissionate dalle famiglie più ricche della città e poi il dramma: con l’arrivo dell’esercito di Napoleone, la struttura viene deturpata e depredata, e trasformata in un carcere per prigionieri politici fino agli Anni Sessanta del Novecento. Diventa così un caso raro nella Storia, perché raramente le chiese vengono parcellizzate e mutate in galere.

Dal 2021, incredibilmente la rinascita: la Chiesa di San Francesco del Prato viene riaperta al pubblico e alle funzioni religiose, un evento che ha dell’incredibile se si pensa che la sua seconda vita ha avuto inizio proprio alla fine della pandemia. Da allora, un gruppo di volontari accompagna nei weekend i viaggiatori a rivedere le stelle: il biglietto costa 10€ e una visita di circa un’ora permette a chi arriva qui di indossare un caschetto di sicurezza e salire le impalcature verso l’abside.

Lassù il miracolo dell’arte che trapassa i secoli: il cielo stellato, il Cristo Benedicente, figure di santi e sante legati a San Francesco, uno dei pochi santi simpatici e decenti del cristianesimo. Qui durante la settimana lavorano i restauratori. Lassù puoi quasi toccare l’abside con un dito e capisci di essere un po’ parte di un segreto: nessuno, a parte i pittori originali di queste figure e noi visitatori moderni, ha mai potuto vedere queste immagini così da vicino come farai tu insieme alla tua guida. Prima di salutare questo posto magico, siedi un attimo nella navata centrale e chiudi di nuovo gli occhi: sentirai i rondoni che vengono qui a nidificare in questi mesi.

Continua. Arriva al Complesso della Pilotta. Al suo interno, oltre ad una serie infinita di gallerie d’arte, troverai Teatro Farnese: fu in principio un teatro di corte, quando il duca di Parma Ranuccio I Farnese lo fece costruire nel 1618 (solo due anni dopo la morte di Shakespeare), ambizioso e determinato a stupire i suoi ospiti. Venne eretto in pochissimo tempo e, sebbene fosse fatto di legno e stucco, era sontuosamente decorato con statue, affreschi alle pareti, medaglioni dorati e capitelli classici. Il primo spettacolo fu allestito qui nel 1628 per celebrare un matrimonio ducale e comprendeva un torneo con cavalli veri e persino una battaglia navale! Non credo che contasse sul fatto che il suo teatro sarebbe sopravvissuto per secoli e avrebbe impressionato la gente più di 400 anni dopo, ma sono certa che l’idea gli sarebbe piaciuta.

Va però detto che nel corso dei secoli questo luogo fu usato raramente tanto che Dickens, quando visita Parma nel 1844, lo descrive come un luogo buio e tetro, pieno di muffa, sul cui palcoscenico sicuramente avrebbero recitato solo fantasmi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Teatro Farnese fu danneggiato da un’incursione aerea e da una bomba che lo fece crollare quasi completamente. Solo nel Dopo Guerra fu pesantemente restaurato e così è arrivato a noi. Questo teatro, oltre alle visite dei viaggiatori, è ancora oggi usato per produzioni e concerti speciali. Se passerai da Parma in ottobre, cerca di partecipare alle opere che qui vengono messe in scena come eventi del Festival Verdi

La giornata è quasi finita. Fermati. Vatti a sedere alla Vineria Giramondo: prendi un bicchiere di Malvasia di Candia aromatica. Chiedi che ti portino un po’ di giardiniera che sta benone con questo vino, e sicuramente un po’ di prosciutto di Parma, nato grazie al tempo, oltre che al vento delle colline intorno alla città: solo qui lo assaggerai così, delicato, nocciolato forse.

Ascolta le chiacchiere di chi lì ci passa spesso o ci è arrivato per caso: un buon viaggiatore non ha piani prestabiliti e non è intenzionato ad arrivare, diceva un saggio. 

 A che ora chiude Venezia? 

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