Vado nel Somerset – parte seconda
Giova e Ricky.
Ho lasciato Stonehenge in tempo per evitare orde di turisti muniti di bastoni per “selfie”, o in italiano, “autoscatto”. Invivibili. Ho preso la mia macchinina inglese e mi sono diretta per un altro gioiello della corona britannica: la cattedrale di Salisbury.
Alla cattedrale ci sono arrivata dopo aver lasciato l’auto in un piccolo parcheggio a pagamento (ma per me gratis perché due signore mi hanno regalato il loro biglietto giornaliero, lunga vita agli inglesi!) tramite un cancello ed una piccola stradina. Lungo questa via, ho visto due cose a dir poco eccezionali:
- Una targa che dice che lì per quasi vent’anni ci aveva insegnato William Golding. Senza le sue mosche, presumo. Chissà cosa si prova ad aver avuto come insegnante uno che ha scritto un capolavoro del genere? E’ amaro ammetterlo, ma non posso infatti condividere con voi lettori nemmeno una riga sugli insegnanti che ho incontrato nella mia vita: nessuno di essi ha lasciato un segno, o mi ha indicato una via. Quindi, mi ritrovo ogni tanto, a sognare di aver avuto almeno un professore che mi avesse fatto venire la voglia di saltare sul banco urlando “Capitano, mio capitano”. Non è mai successo. Fine della storia.
- Una meridiana dipinta sul muro di una casa. I toni sono quelli dell’oro e del celeste. Sopra, una scritta meravigliosa: LIFE’S BUT A WALKING SHADOW. Genio puro. Ombre. Sole. Meridiana. Genio. La meridiana in questione, inoltre, è sbagliata, o non giustissima, ecco. O in anticipo, se vogliamo. Risale al 1749. Nell’anno del Signore 1752, viene fatta una riforma del calendario giuliano passando così a quello gregoriano. L’anno su cui corrono le ombre della meridiana in questione è più corto di 14 giorni: il giorno dopo il 2 settembre 1752 diventa così qui il 14 settembre 1752. Magari fosse così semplice saltarli, certi giorni.
Alla fine della stradina meravigliosa, si vede la Cattedrale. Da lontano, fa impressione. E’ affusolata ed elegante come solo le strutture gotiche sanno essere. E’ incredibile pensare che sia stata costruita in meno di 40 anni a cavallo tra la prima e la seconda metà del 1200. Ha una guglia immensa (123 metri), e un chiostro molto esteso (32 ettari) che lo rendono il più grande del paese.
Non è finita qui. La cattedrale di Salisbury è inoltre la casa di due altri oggetti pazzeschi.
Il primo è l’orologio più antico del mondo, risalente al 1386. E qui c’è un però. L’orologio più antico del mondo non sembra un orologio. Sembra un errore. Sembra un mucchio di fili incastrati e dei pesi appesi qui e là. Per dire: non ha nemmeno dei numeri sopra. E non l’ho sentito battere le ore. Per un istante, ho pensato di osservare un errore.
Il secondo è una delle quattro copie originali superstiti della Magna Charta.
Partiamo dalle informazioni di base. La sua stesura risale ad esattamente 800 anni fa – 1215. Poi – chi l’ha sottoscritta? Giovanni Senza Terra, per gli amici “Giova” – fratello del figo di turno, ovvero Riccardo Cuor di Leone, per gli amici “Ricky”. Me li immagino, i due fratelli. Devono essersi voluti molto bene. Non solo Giova perde i possedimenti in Francia dopo la morte di Ricky, ma non riceve nulla dal padre Enrico. A Giova questa storia della mancanza di territori non va a genio. Allora fa una guerra per riconquistare le terre dei Plantageneti in Francia, che pensa bene di finanziare tramite tasse altissime imposte sui suoi baroni.
Ai baroni, questa storia delle tasse non va a genio.
A nessuno va a genio nulla in quel periodo.
Si ribellano a Giova dopo che quest’ultimo perde anche la battaglia di Bouvines e incontrandosi nella brughiera di Runnymede, allo sfigato Senza Terra, in cambio della rinnovata obbedienza dei sudditi, non resta che approvare una serie di concessioni che altro non sono che la Magna Charta. Magna, non perché è grande. Solo per distinguerla da un altro provvedimento emanato negli stessi anni sulla caccia.
A scuola ti raccontano che la Magna Charta è stato il primo documento fondamentale dei diritti dei cittadini. In realtà, nello stesso periodo, mi dicono che ci siano stati anche altri scritti in cui il sovrano concedeva privilegi alle comunità – non chiedetemi quali perché non penso proprio di ricordarli a memoria.
La Magna Charta, però, resta uno scritto essenziale nella storia dell’Europa perché:
– Giova si vede tolto il diritto da sovrano di imporre nuove tasse ai suoi vassalli senza il previo consenso di un consiglio comune – se solo fosse così anche oggi, in Italia, forse andrebbe tutto un po’ meglio. O forse sarebbe uguale, dato che il consiglio era composto da arcivescovi, abati, conti e baroni. No. Non sarebbe meglio.
– I cittadini si vedono per la prima volta confermata la garanzia di non poter essere imprigionati senza prima aver sostenuto un regolare processo. E qui taccio, perché la storia ha insegnato in più secoli e nazioni, che questo provvedimento è andato beatamente a farsi benedire.
– La Magna Charta parla anche di proporzionalità della pena rispetto al reato. E qui, di nuovo, taccio. Perché vivo in una nazione dove, evidentemente, questa idea non è piaciuta e allora chi ruba o ammazza, è a zonzo. Chi a fine mese non paga il mutuo, viene sfrattato. Bah.
Se viaggiare fosse gratis.
Lascio Salisbury, e dopo qualche chilometro arrivo al Castello di Sarum. Sono sola e mi godo le leggende del luogo. Nella torre, ancora conservata in stato più che dignitoso, si racconta che sia stata imprigionata la moglie del signore del luogo. Si dice che i sudditi, però, le volessero bene e le portassero vivande per mantenerla in vita. Quante donne soffrono nel corso della vita, no? Camminando nel sito di Sarum, poi, entro in una cappella microscopica dove ci sono simboli di nobili casate vicini ad affreschi di crociati sulla destra, sui toni del rosso. Sono i momenti di solitudine come questa che mi fanno gioire, il poter godere di qualcosa che probabilmente pochi conoscono, o forse molti, ma di cui sono la sola a gioirne in questo istante. Il viaggio rende la mia vita unica. Ampia. Se viaggiare fosse gratis, passerei davvero poco tempo ferma.
Poi torno a casa. Domani Bristol. E lui. Banksy.